Incontri mensili di divagazioni poetiche

D i v a g a z i o n i p o e t i c h e

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Alda Merini



27 febbraio 2013

NON SOLO POESIA FEMMINILE


Ho parlato con la responsabile dell'evento; l'invito è stato rivolto ad altre associazioni, qualcuna sicuramente prestigiosa. Non solo poesia femminile ma di entrambi i generi. Nessun concorso o menzione ma "evento". Come si connota l'evento lo sapremo domani.                   

A PROPOSITO DI GUIDO CATALANO

Ho raccolto lo sconcerto di chi è andata a sentire Guido Catalano nell'evento promosso da Poetria  che avevamo divulgato.
L'avevo premesso che Catalano fa discutere e può non piacere.
Su FB gli  aderenti a Poetria hanno contestato o applaudito l'evento. Critiche feroci e difesa a barricata.
Parliamone, se vi va.

EVENTO DI POESIA

 
 
Care Arcipoetesse e Arcipoeti
Il nostro amore per la poesia potrebbe trovare un momento pubblico il 3 aprile 2013, in un reading al Teatro Camploy.
Domani andremo all'incontro e vi sapremo dire. Intanto scaldate i motori e rivedete i vostri scritti. Non siamo disponibili a concorsi, non sono mai sinceri; sembra che questo invito non li preveda. 
La poesia è un moto dell'anima e quando l'anima è dentro alla poesia ogni poesia è bella!
 
Segnatevi comunque la data, è interessante anche soltanto andare a sentire.
 

 

22 febbraio 2013

COMPAGNIA di Elisabetta Marchi

Sola nella strada senza fine,
ascolta il vento che le parla di mare,
guarda il sole che le racconta tramonti,
ammira le nuvole che la abbracciano morbide.
Si incanta tra le fronde di grandi alberi
che la inducono alla leggerezza.
Annusa il profumo di erbe selvatiche.
Sola ascolta la sua solitudine
e finalmente si sente in buona compagnia.

BEATA SOLITUDINE di Elisabetta Marchi

Sola nella solitudine
del sole che sale,
scivolo nell'acqua salata,
solamente consapevole 
di questa beatitudine.

21 febbraio 2013

IL PASSERO SOLITARIO di Giacomo Leopardi letto da Franco De Grandis

 D’in su la vetta della torre antica,
 passero solitario, alla campagna
 cantando vai finché non more il giorno;
 ed erra l’armonia per questa valle.
 Primavera dintorno
 brilla nell’aria, e per li campi esulta,
 sì ch’a mirarla intenerisce il core.
 Odi greggi belar, muggire armenti;
 gli altri augelli contenti, a gara insieme
 per lo libero ciel fan mille giri,
 pur festeggiando il lor tempo migliore:
 tu pensoso in disparte il tutto miri;
 non compagni, non voli,
 non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
 canti, e così trapassi
 dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
 
 Oimè, quanto somiglia
 al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
 della novella età dolce famiglia,
 e te german di giovinezza, amore.
 Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
 non curo, io non so come; anzi da loro
 quasi fuggo lontano;
 quasi romito, e strano
 al mio loco natio,
 passo del viver mio la primavera.
 Questo giorno ch’omai cede alla sera,
 festeggiar si costuma al nostro borgo.
 Odi per lo sereno un suon di squilla,
 odi spesso un tonar di ferree canne,
 che rimbomba lontan di villa in villa.
 Tutta vestita a festa
 la gioventù del loco
 lascia le case, e per le vie si spande;
 e mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
 Io solitario in questa
 rimota parte alla campagna uscendo,
 ogni diletto e gioco
 indugio in altro tempo: e intanto il guardo
 steso nell’aria aprica
 mi fere il Sol che tra lontani monti,
 dopo il giorno sereno,
 cadendo si dilegua, e par che dica
 che la beata gioventù vien meno.
 
 Tu, solingo augellin, venuto a sera
 del viver che daranno a te le stelle,
 certo del tuo costume
 non ti dorrai; che di natura è frutto
 ogni vostra vaghezza.
 A me, se di vecchiezza
 la detestata soglia
 evitar non impetro,
 quando muti questi occhi all’altrui core,
 e lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
 del dì presente più noioso e tetro,
 che parrà di tal voglia?
 Che di quest’anni miei? che di me stesso?
 Ahi pentirommi, e spesso,
 ma sconsolato, volgerommi indietro.
.

IL TREDICESIMO INVITATO di Fernanda Romagnoli letto da M. Venturi

Il tredicesimo invitato
Grazie – ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto qui come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano – lui ascolta.
Fra tante risa – cerca di sorridere.
Inetto, benché arda,
a sostenere quel peso di splendori
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito «Sto per piangere!»
E all’improvviso capisce
che siede un’ombra al suo posto:
che – entrando – lui è rimasto fuori.

IN CASA ERO LA PIù PICCINA di E.Dickinson letta da Anita Pavan

In casa ero la più piccina -
Mi ero scelta la stanza più piccola -
 Di notte, la lampada, il libro -
e un geranio -

In questa posizione potevo afferrare la menta
 che non smetteva mai di cadere -
E poi il cestino -
Fammi pensare - sono sicura
questo era tutto -

Non parlavo mai - se non quando mi si rivolgeva la parola -
E in quei casi, poche parole a bassa voce -
Non sopportavo di vivere - ad alta voce -
mi vergognavo talmente del chiasso -

E se non fosse stato che era così lontano -
e che tutti quelli che conoscevo ci andavano -
avevo spesso pensato con quanta discrezione -
sarei potuta morire.

Emily Dickinson (1862)

SENZA DI TE TORNAVO, COME EBBRO di P. P. Pasolini letto da Giovanna Martini

Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d’esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m’hanno oscurato agli occhi l’erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c’è solo l’ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest’angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.
(1945-1946)

LA CAPRA di Umberto Saba Letta da Franco De Grandis

Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia,belava.
Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

SOLITUDINE di Antonia Pozzi letto da Lucia Franzini



  Ho le braccia dolenti e illanguidite
  per un'insulsa brama di avvinghiare
  qualchecosa di vivo, che io senta
  più piccolo di me. Vorrei rapire
  d'un balzo e poi portarmi via, correndo,
  un mio fardello, quando si fa sera;
  avventarmi nel buio per difenderlo,
  come si lancia il mare suli scogli;
  lottar per lui, finchè non mi rimanesse
  un brivido di vita; poi, cadere
  nella più fonda notte, sulla strada,
  sotto un tumido cielo inargentato
  di luna e di betulle; ripiegarmi
  su quella vita che mi stringo al petto -
  e addormentarla - e anch'io dormire, infine...
  No: sono sola. Sola mi rannicchio
  sopra il mio magro corpo. Non m'accorgo
  che, invece di una fronte indolenzita,
  io sto baciando come una demente
  la pelle tesa delle mie ginocchia.

L'UOMO SOLO di Cesare Pavese letto da Lucia Franzini

L'uomo solo
L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in
prigione
ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
sul terriccio invernale. Nella nebbia d'inverno
l'uomo vive tra muri di strade, bevendo
acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.
Uno crede che dopo rinasca la vita,
che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
con l'odore del vino nelle calda osteria,
e il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
fin che è dentro uno crede. Si esce fuori una sera,
e le lepri le han prese e le mangiano al caldo
gli altri, allegri. Bisogna guardali dai vetri.
L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
quando proprio si gela, e contempla il suo vino :
il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
in prigione, ma adesso non sa più di pane
né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.
L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
di saperli già arati. Nella sala deserta
sottovoce si prova a cantare. Rivede
lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

SOLO E PENSOSO di Francesco Petrarca letto da Bruna Meneghello


Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.


Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.

COME LA CHIAMO di Marisa Venturi


 
                  Ho un armadio di cuscini
                  di piume.
                                      Che te ne fai?
                                      Mi dici
Per  le emergenze
Dico io
Perché ho voglia di infinito
Di niente che turbi il mio stare.
                   Abbandono del fare
l’ordito e la trama
E sto                             
                                      Buonanotte
                                      Mi sussurri.
                   Dimmi buon viaggio
dico io 

Percorro strade
                   In disuso
                   Abitate da fantasmi
Cresce l’ardire per luoghi
non accessibili
al mucchio confuso
Dalla collina
che chiude orizzonti
Non giungono echi
Precluso lo sguardo
Lo stare riduce i pensieri
a palloncini colorati
E già si cuce un’altra storia
Pollicina che sfugge all’Orco
Lasciando
briciole di pane 

A memoria navigo 
dentro un guscio leggero
Un solo pensiero

Di beatitudine
                                        La storia
                                        come la chiami?
                                       
La  chiamo solitudine

AMICA di Micos

Amica
che rispetti la mia libertà
non ti stupisci
quando la pagina dell'agenda
fitta di asterischi
si svuota nel cestino degli impegni
Mi capisci e mi giustifichi
perché mi vuoi bene
Ho sempre ragione io
e per questo andiamo d'accordo.

Non posso rinfacciarti
che devo amarti
perché non ho scelta
Sei parte di me
Asciughiamo le nostre lacrime
quando sentiamo il peso
di questa unione forzata.

- Solitudine - amica mia
anche se a volte siamo tristi
cerchiamo di cantare
l'inno della libertà
finché il fiato ce lo concede.


28 gennaio 2013

20 febbraio 2013

LA VIA DEL RITORNO di Claudio M. Zattera


 

 

LA VIA DEL RITORNO

 Lunga sarà la notte

che mi riporta l’ora che ti ho perso.
L’oscurità dimentica il colore

del sole e non immagina né lampi

 né fuochi, né azzurri raggi di voci,

ma il riflesso dell’ombra in cuore trema

come un merletto d’angelo in attesa.

L’anima parla trasparente e, densa,

sullo specchio d’ottone si tradisce.

Se qualche volta ho pianto non so dove

sia finito il lamento se polvere

è rimasto e non goccia, o stilla, o pioggia.

 
Venga la solitudine, tra falci

di luce, tra la crepitante e spessa

cartilagine d’un urlo d’amore

che non s’espande più in là del vertice

obliquo e  vergine dell’abbandono.

Perché non insegnano ai morti

la via del ritorno?

 

 

13 febbraio 2013

AMORI IN CORSO

RICEVIAMO E GIRO AGLI ARCIPOETI
 
 
Gentili tutti,
allego volantino di "AMORI IN CORSO! Un intenso viaggio nel mondo dei legami affettivi" l' incontro che terrò assieme ai musicisti di MUSIC@rt e in collaborazione con coop. L'Alveare soc.Onlus, presso la biblioteca comunale di San Martino B.A. (Vr), la sera di San Valentino.
Siete tutti invitati: single feriti, delusi, arrabbiati, felici e soddisfatti?
Coppie tradizionali, aperte, romantiche, con differenza di età, di svariate nazionalità, miste, non importa! La serata è aperta a tutti! E tutti, credo, possiamo dire qualcosa sull'Amore e sull'influenza che ha, o ha avuto, nella nostra vita...
La serata-dibattito sarà arricchita da interventi musicali e da narrazioni autobiografiche interessanti che ci faranno emozionare.
Vi aspetto numerosi!
Dott.Roberto Targon
Studio di Psicologia e Psicoterapia
tel.3401683224
AMORI IN CORSO!.pdfAMORI IN CORSO!.pdf
1043K Visualizza Scarica

11 febbraio 2013

RINVIATO L'INCONTRO

Cari Arcipoeti

Il freddo, la minaccia di neve e gelo sulle strade e le numerose influenze ci spingono alla resa anticipata e senza appello. Speriamo che la nostra mail vi abbia raggiunti.

Perciò la serata di Arcipoesia di questa sera è rimandata a
                        
        LUNEDI' 18 FEBBRAIO ORE 21.00.
Arrivederci

 

NEVICAaccidenti

Cari amici Arcipoeti

Nevica anche questa volta ... se gela rimandiamo a lunedì 18 febbraio. La decisione la prenderemo più tardi. Tenete d'occhio il BLOG (alle 18 pubblicheremo notizie) o telefonatemi.
Marisa 

10 febbraio 2013

READING DI GUIDO CATALANO con Poetria

All'incontro di Arcipoesia distribuiremo gli inviti per il reading organizzato dal gruppo veronese di POETRIA per il poeta
 
Guido Catalano
 
13 febbraio ore 18.00 c/o la chiesa di S. Maria in Chiavica. 


La prima cosa che viene in mente leggendo le poesie di Guido Catalano è che si tratta di liriche sorridenti. I versi sono spesso apertamente giocosi, ironici, divertenti. Eppure non sono propriamente comici: il loro tono è sostanzialmente lirico, affettuoso; la loro ironia, spesso anche autoironia, a volte è persino dolente, e la loro giocosità è diretta ad includere fiduciosamente il lettore entro un cerchio di calorosa amicizia.
Sono poesie che fanno uso di un linguaggio colloquiale, quello di tutti i giorni, e si rivolgono al lettore come in presa diretta, non solo evitando i diaframmi dell'uso di forme letterarie, ma anche riproducendo l’immediatezza del proprio farsi. Sembrano nascere e vivere in colloquio con il lettore. Non però solo nel colloquio silenzioso da singolo a singolo (da solitario a solitario) che lega a distanza ciascun poeta al proprio lettore attraverso la pagina o lo schermo di un computer: queste poesie hanno una vitalità che immediatamente fa pensare che vogliono essere lette ad alta voce e accompagnate dal gesto, che pretendono non solo una condivisione ideale, ma un vero e proprio scambio di natura teatrale. Non a caso Guido Catalano, oltre che un poeta gentilmente giocoso e affettuoso, è anche un uomo di teatro, un attore che propone felicemente i suoi testi in spettacoli itineranti.
Dalla biografia di G. C., già ricca di avvenimenti, risulta che il giovane poeta ha fatto televisione e teatro, pubblicato libri, organizzato eventi culturali. Attualmente, insieme ad Arsenio Bravuomo, capeggia una carovana di poeti girovaghi che si esibisce in un reading-spettacolo già acclamato in alcune tra le principali città italiane. “Love poetry! tour” è il nome dato alla carovana e allo spettacolo stesso.

Anna Setari da Internet


Le poesie di Catalano, se siete ancorati a schemi classici della poetica, potranno sconcertavi. Potranno anche non piacervi, o piacervi in parte ma anche per quella parte ne vale la pena.
Catalano è come un dirompente Bukowski della geneazione Beat; informale, dissacratore e senza schemi apparenti ma non così spinosamente duro; i suoi versi dichiarano con franchezza disarmante dolcezze, tristezze e dubbi che sempre inteneriscono.
I suoi dialoghi surreali, a pensarci bene, corrispondono in tutto  e per tutto ai pensieri in libertà, quelli che ci assalgono e ci arrovellano quando siamo turbati, felici, disperati ... .
Insomma, Catalano è uno che fa discutere e piace ai giovani perchè usa il linguaggio dei giovani esprimendone le incertezze e le precarietà.
Vale la pena andarci.
Marisa